... ho acqua ovunque intorno, salata, chilometri d'acqua in ogni direzione, tengo a malapena la testa fuori e non sento le gambe, sono impotente ma indietro non ci torno ...
Scusa, tu conosci Paola Pezzi.
Scusami tu, sono soprapensiero ... lasciami ancora un po' soprapensiero ... Ciao Paola come stai? Qui sotto non vola una mosca, sento giusto due grilli, sotto questo mare sento due grilli, forse sono acufeni ...
Ho capito. Ti chiedo ancora: conosci Paola Pezzi?
Si, certo, la conosco, ci conosciamo fin dai tempi dell'Accademia, a Brera. Hai presente la Bourgeois giovanissima, piccolina, a tavola con gli "irascibili", durante quelle importanti, noiosissime e dimenticate riunioni? E' la classica artista inclusa/esclusa, fiera e surrealista.
Perché tiri fuori la Bourgeois? La Louise giovane in quella lontanissima New York?
Perché l'artista di cui mi chiedi è per me ancora quella lontanissima donna, giovane e surrealista. Mi piace molto questa cosa, anche se, al contempo, provoca in me del dispiacere. L'arte, del resto, non arreca solo piacere, ma anche dispiacere, un dispiacere profondo, il dispiacere per le sorti della poesia. Nel dispiacere profondo l'arte trova se stessa, l'artista trova se stesso. Il dispiacere è il dispiacere di essere solamente un artista. Il dispiacere è quello che si prova in profondità, quello a cui l'artista non ama dare un nome. Nel cercare un po' di poesia l'artista prova dispiacere per le sorti della poesia. Non badare se oggi l'artista di cui mi chiedi non ha più un volto giovane; in realtà non è mai invecchiata, anche se un po' lo è. Le sue prime rughe manifestano il dispiacere per le sorti della poesia. Anche i suoi lavori, ne sono sempre più convinto, sono sostenuti dal dispiacere che l'artista prova per le sorti della poesia.
Non avrà più un volto giovane, ma l'artista di cui ti chiedo ha molti anni davanti a se poi, certamente, diventerà vecchissima, come tutte le vere artiste surrealiste che l'hanno preceduta.
Assolutamente, tanti anni ancora e rimanendo, quando sarà vecchia e un po' rallentata nei movimenti, ancora giovane. Ogni tanto la vedo durante qualche intervista. Ha spesso un'aria attonita e spaesata, come darle torto. Attonita, spaesata e giovane, anche se non più giovane. Giovane e surrealista. E fuma, un tempo, ricordo, fumava.
Dunque la conosci.
Dunque ci conosciamo. Tutto quello che viene detto e scritto sul suo lavoro non mi convince affatto, del resto è lampante quanto i critici non servano se non per lisciare tutto. Tutti quanti, del resto, facciamo e diciamo solo quello che possiamo. A me piace divagare. Lei mi fa divagare, il suo lavoro mi fa divagare e se decido di divagare vuol dire che, pur divagando, piano piano mi avvicino a qualcosa ... "la mia fresca urina spargo".
L'urina?
E' un verso di Amelia Rosselli. Lei è la più brava poetessa vivente, anche se ci ha lasciati molti anni fa. Ripeti con me: Amelia Rosselli forever.
E le "matite", dell'artista di cui ti chiedo? A molti non piacciono quei cespi di matite colorate.
Frena, cosa intendi con "matite"? Che non piacciano a molti è del tutto trascurabile. Un lavoro deve anche e soprattutto non piacere. Non devi avvicinarti con leggerezza alle matite di questa artista surrealista, perché questi lavori possono pungere, toccarti, fare anche un po' male. Se li sai guardare da vicino, con dolcezza e senza far rumore, potresti intuire la ferita che questi lavori celano al loro interno. Anche a me è capitato di trovare fastidiosi questi cespi di matite, ma ora capisco: questi cespi sono sistemi di difesa concepiti nella maniera più naturale, quindi più poetica, dalle mani della giovane, non più giovane, artista surrealista, donna.
Da come ne parli ...
Da come ne parlo significa che ognuno di noi ha bisogno di tempo, di ossigeno per vedere, per poter dire "ora vedo", "vedo un po' più da vicino". Poi, se la cosa tende ad avvicinarsi realmente verso di te, ne scorgi anche le pieghe, ed oltre ad esse il lato oscuro, un po' di significato dal loro lato oscuro. Io penso che queste piccole opere possano cambiare il mondo, anche se il mondo non può più essere cambiato. Le piccole opere di questa giovane donna, anche se prossima alla vecchiaia come te e me, possono ancora cambiare il mondo, ovvero lo spazio fra me e un suo piccolo lavoro micidiale, il mondo appunto. Mi piacerebbe ora ripetere, a voce ancora più alta, quanto detto. Mi piacerebbe introdurmi in un sogno ripetendo tutto, sentendomi sfiorare da un suo piccolo oggetto dalle molteplici punte colorate e vedere la giovane donna surrealista dietro di me che sorride, anche se attonita, nello spazio di questo sogno, il mondo appunto.
Hai davvero conosciuto Paola Pezzi.
... l'acqua entra nei polmoni, ti zavorra, non respiri, lotti fra spasmi, tòssisci, l'orizzonte è una miscela di nuvole sempre più lontane e non mancano altre grida intorno. Nella gola gorgoglia l'acqua di un mare che non potrai più nuotare. Non avresti mai potuto immaginare un mare così orrendo per raggiungere paesi, forse, ancor più orrendi; hai amato, anche se per poco, l'acqua che scorreva sotto la tua barca, i paesi verso cui eri diretta, Lucy, amore mio ... Scusami ancora, sono di nuovo soprapensiero.
Dove vedresti le sue opere? le opere dell'artista di cui ti chiedo e che non credo ancora di capire veramente se tu la conosca oppure no.
Conosco le sue opere, alcune le conosco veramente, ma non saprei più dirti dove le abbia viste, se sfogliando dei cataloghi o manovrando con il topo. Le sue opere mi piacerebbe vederle, inaspettatamente, in qualche sogno, quei sogni che ti appaiono come l'unico spazio reale. Per il mio piacere acquisterebbero significati ancor più diversi. Ne ho in mente di stranissimi, come sono stranissimi i lavori delle vecchie surrealiste di un tempo. Questa stranezza delle vecchie surrealiste di un tempo mi è sempre piaciuta, mi prende alla gola. Io sorrido forte quando sento la loro mano sul mio collo. Gli stranissimi suoi lavori che ho in mente sono delle mani gonfie, come guantate di corda o di lana e stringono rami puntuti. Sembrano mani gonfie di segatura. Terribile. In arte la terribilità mi segue sempre, lo stomaco mi si chiude, ma la mente diventa più ricettiva. Immagino lei oggi, la nostra artista più surrealista che mai senza più esserlo, che cuce queste mani, le riempie, le infagotta, le appoggia, le ritorce un po'. Non c'è pensiero più bello che pensare l'artista al lavoro nel proprio spazio, il piccolo spazio della mente. Le sue opere le vedrei anche in assenza di gravità, sospese e leggere fra persone ancora propense a qualche semplicissima considerazione filosofica. Ho davanti agli occhi un altro suo lavoro (Paola, ho davanti ai miei occhi un tuo lavoro), si intitola "Formazione". Mi fa paura. Devo dire che l'arte mi ha sempre fatto paura, fin da bambino. Fin da bambino ho sempre avuto paura dell'arte da cui ero attratto, una paura profonda per la profondità dell'arte. Il lavoro che ho davanti è bianco. L'inquietante sensazione che mi trasmette conferma la mia convinzione che non ci si possa affrancare dalla parete. Al suo centro vedo un piccolissimo foro, piccolissimo e surrealista, come solo le vere donne surrealiste sanno fare. Nella mia mente la scultura si muove leggermente, quanto basta per farmi raggiungere da un po' d'aria, una leggerissima brezza ...
E se la nostra artista avesse pensato davvero ad una medusa, in un lavoro che ho visto anch'io e che ha intitolato "Medusa"? E' un lavoro in PVC.
Non so cosa abbia realmente pensato lei, realizzando "Medusa". Per me, "Medusa", è un volto che sparge un grido muto e, proprio per questo, udibile da coloro che sono dispiaciuti, forse terrorizzati, per le sorti della poesia.
A me i suoi lavori piacciono perché sono sempre appesi alla parete, solo ad una parete, tutti uniti alla parete.
Anche a me. Inoltre la nostra piccola surrealista ha sempre tralasciato l'impiego dei materiali caldi o freddi dei maestri. Poi: niente basi, niente fili con roba che penzola e per me ha ragione. Bisogna solo rimanere in parete, non bisogna mai lasciare la parete, tutto ciò che si allontana dalla parete è perduto. Tutto ciò che nasce fuor di parete non nasce. Fa bene quest'artista, che piace e non piace, ma che a noi interessa molto, a resistere nel non abbandonare la parete.
Fa bene, sono d'accordo con te anche quando dici ... quando dici ... a cosa stai pensando ora? Mi senti?
... io maltrattante, davanti a queste cose, meduse? matite appuntite? le sento dritte verso di me, mi guardano anche se sprovviste d'occhi, rimestano dentro la mia testa ... ognuna di queste cose, opere d'arte? (son capace anch'io di farle) grida il nome di una donna, anche il nome di una donna che non c'è più perché l'ho uccisa, violento pezzo di merda che non sono altro; le matite di questa strana artista mi pungolano, mi trafiggono in ogni punto del mio schifoso corpo, fanno sudare le mie impietose mani di fango ...
Hai perso il filo, sei di nuovo soprapensiero.
Io credo assolutamente che possano riuscire a cambiare il mondo. L'artista giovane, non più giovane, la nostra feroce artista, credo sia certa di poter cambiare il mondo, anche se il mondo non cambierà più in eterno. Lei è certa di migliorare anche solo il brevissimo spazio fra me e una sua piccola scultura. In un brevissimo spazio ci sono tante richieste d'aiuto che a mala pena sentiamo. La semplicità di una sua piccola scultura è una semplicità che ci accomuna tutti. E' grazie a questa semplicità che lei, la scultrice, riesce ad andare avanti tutti i giorni.
Cambiare il mondo ... anche lei sul web, parlando del suo lavoro, sembra voler dire questo, pur dicendo altro.
Cambiare il mondo ... capisci subito che non potrebbe dirlo, così come nessuno riuscirebbe a dirlo. Alle domande che le rivolgono, risponde concentrata, ma anche un po'evasiva; fa così perché la verità non si fa dire tanto facilmente. Un po' sgomenta, forse anche un po' stanca, lo sa e dice altro, divagando come noi. Ma lei, artista giovanissima, con le proprie vecchissime mani, le proprie dita, le unghie, vede al fondo di ciò che fa; lei preferisce dire solo dell'apparenza ai signori formulatori di inutili domande. Ma io vedo, io e te vediamo, siamo attratti da ciò da cui siamo veduti. In fondo, proprio in fondo in fondo, siamo attratti dall'arte che può cambiare il mondo.
Che cosa ci vede? Da cosa siamo visti? Alludi al fatto che, guardando un'opera, è l'opera che ci guarda e che guardandoci ci guarda dentro? E il "dentro" è un piccolo forellino situato dietro la nostra fronte e nelle cui profondità ci perdiamo, estaticamente folgorati? Con la pittura non capita più. Non capita più nemmeno con la scultura. Forse non capiterà più, artisticamente parlando.
Sono stato visto da dei glandi che le tenere e laboriose manine dell'artista hanno raggruppato in una piccola bolgia dantesca, glandi gommosamente incollati tra di loro, realizzati con della passamaneria.
La somiglianza a dei glandi visti frontalmente è notevole; sembrano torniti da un vasaio un po' maldestro, alle prese con il suo tornio un po' sbilenco.
Un vasaio maldestro, certo, oppure non curante o di una negligenza meravigliosa. Mi piace tutta la scultura che non è più scultura, fatta "un po' così"; il Twombly più negligente che incolla legnetti marci o affoga fiorellini di plastica in pastelle di gesso. Oppure l'altrettanto negligente Giacometti, compulsivo e ossessivo. Ma per la nostra giovanissima artista surrealista fuori dal tempo, la vita di questi rotolini schiacciati da una sana negligenza è imprescindibile dalla vita della parete. La parete vive perché ospita le sue sculture, né tanto piccole né tanto grandi; le sue sculture vivono perché sono sostenute dal bianco della parete. Solo una parete, capisci? una parete bianca, dove lei apparecchia l'incantevole allegoria di cui facciamo parte. Non posso fare a meno di farmi guardare da quella piccola folla di glandi puntati verso la mia attenzione, dritto negli occhi. Passamanerie rosse, passamanerie nere, come ottimo materiale per eludere il nemico. Una metà del pene, inclusi la radice e i testicoli, sparisce nel non visibile; l'altra metà è indirizzata a noi, con i glandi color avorio, rosso, nero, smorti e avviliti, sofferenti e un po' deformi, come in un inferno. Sono sicuro di quello che i miei occhi vedono, anche se le intenzioni dell'artista, forse, sono altre. Questi glandi, ora che li guardo ancor più da vicino ... Come sono freschi questi glandi, quasi pronti per un assaggio, una degustazione notturna di freschi cannoli che perdonano. La fresca abilità di questa artista è la fresca abilità di tutte le donne artiste surrealiste fuori dal tempo, giovani anche se non più giovani, giovanissime anche se vecchissime.
Smorto e avvilito ... glandi smorti e avviliti.
Sono stremati. Mi piacciono tantissimo quelli rossi, mi sembrano ancor più stremati, chiusi in una smorfia patetica, addossati gli uni agli altri, impotenti, alcuni da maledire.
Sarebbe bellissimo vedere gruppi di vulve fra queste rappresentazioni; vulve vicine, sorridenti, apparecchiate anch'esse in passamaneria rossa e nera, fuoriuscite dalla compulsiva gaiezza di questa brava artista.
Sarebbe bello, di una gradevolezza infinita, stupefacente. Ma le nostre visioni non sempre possono essere raggiunte dalla mano dell'artista. Anche le opere della nostra crudelissima e giovanissima artista surrealista, rivoluzionaria, potrebbero un giorno dissolversi, lasciando ancor più spazio alle sue e alle nostre visioni, nel frattempo sempre meno bisognose di trasformarsi un opere d'arte, in sculture, in oggetti.
Le opere di questa donna artista mi piacciono perché sono piccole, leggere, non ingombranti. Accetto con naturalezza ciò che lei mi offre, che sparge sulle pareti che allestisce. Basta poco per sentirci tutti un po' più vicini; basta poco per avvicinarsi a queste opere che chiedono poco. Non fraintendermi, il poco di cui parlo non è poco, però l'aggettivo contrapposto a "poco" preferisco non nominarlo, perché ci farebbe cadere, come sempre, nella sopravalutazione. Non bisognerebbe mai sopravalutare, ma valutare soltanto quel poco che è in noi.
Chiedono poco. Queste piccole sculture, questi piccoli insiemi, chiedono poco. Solo un po' di poco, che può essere davvero sufficiente, che può davvero bastare. Può davvero bastare questa gaiezza non ostentata, come in natura.
Secondo te l'artista vede quello che fa? E' vista da quello che fa?
Lei vede, ma allo stesso tempo non vuol vedere fino in fondo ciò che fa. La ragione è dalla sua parte. Vede ciò che fa, ma le riesce più facile non far vedere fino in fondo ciò che apparirebbe forse sgradito, sia a lei che a tutti; ma può succedere di guardare in profondità. L'artista preferisce non far vedere veramente ciò che fa, ma qualcuno, a volte, vede veramente ciò che l'artista non vorrebbe far vedere. Quando vidi la passamaneria rossa con tutti quegli orifizi che ti guardano, pensai subito che quel lavoro con la passamaneria rossa poteva farlo solo una giovanissima donna surrealista ancora viva, giovanissima e viva. La ragione artisticamente profonda di quel contatto albergherà in me anche quando la mia mente vacillerà.
Bene, noi stiamo parlando, siamo qua ...
Sei davvero sicuro di sapere dove siamo e che stiamo parlando? Perché io davvero non lo so. Forse stiamo parlando solo con gli occhi o stiamo percependo dei sottilissimi suoni; o forse tu sei altrove, così come forse sono altrove anch'io, ma i nostri impercettibili pensieri ci fanno sentire ben saldi a questo mondo.
Andiamo da lei.
Siamo già da lei, anche se qui non vola una mosca. Eppure è un bel po' che lei è qui con noi. Non sei ancora convinto che la conosca, eppure lei è qui. Certo, ora, surrealista più che mai e con uno sguardo sempre più preoccupato, starà costruendo nuove cose da collocare in parete, da far trattenere da una nuova parete; ma non saprei più dirti dove, non saprei nemmeno indicarti la strada. I nostri impercettibili pensieri e le nostre ancor più impercettibili parole ci rincuorano. Accontentiamoci.
La nostra arrabbiatissima, giovanissima artista surrealista rivoluzionaria, credo senta le nostre impercettibili parole. Abbiamo avuto bisogno di molto tempo per trovare e capire un po' di significato nelle sue opere e anche nelle nostre parole. Si va avanti riflettendo e divagando, ovunque siamo, senza più sapere dove siamo.
Queste opere, così come lei le concepisce, dimorano alla parete senza effetti, senza calcoli; forse ci guardano, forse bisogna davvero sentirle, ascoltarle. Bisognerebbe farsi guardare da questi piccoli oggetti, farsi sentire, farsi ascoltare.
Quando la vedo in quei brevi video ...
Quando lei, in quei video, parla, cammina, muove un po' le mani, sembra una giovane e modernissima donna artista degli anni Trenta del secolo scorso, che non sa ancora, o solo in parte, del futuro a cui sta andando incontro; o una donna partigiana, sicura della lotta, ma che non sa ancora, o solo in parte, del futuro che l'aspetta; o una donna degli anni Settanta, insaziabile delle proprie incognite, ma che non sa ancora, o solo in parte, che il futuro sarà ancora più spietato. In realtà io vedo davvero lei, solamente lei, giovane o non più giovane, preoccupata, forse angosciata, ma convinta e sicura di essere la costruttrice delle semplici elaborazioni che la sua mente artistica ci regala; e che non sa, o solo in parte, come noi, del futuro che ci aspetta.
Allora stiamo vicini alle semplici elaborazioni della sua mente, non allontaniamoci da questi lavori, non abbandoniamo per nessun motivo la parete che li trattiene. Rimaniamo qui più che possiamo con la loro autrice.
2021