Stanotte alcune immagini strabilianti mi hanno sognato e mi sono lasciato andare al loro naturale svolgimento. Dov'eri? Ero in un sogno di vita e di morte, come tutti i sogni, ma sta già svanendo. Dimmi più che puoi, almeno la coda. E’ stato breve e serrato e non ero solo.
Siamo in piedi, in equilibrio su una piccola base, un pavimento, forse un lembo di terra dura, impossibilitati a un qualsiasi ritorno. Siamo affacciati sul cosmo, nero e terrificante. Io lo trovo attraente, inevitabile, anche se non scorgo neppure una stella. Mi muovo un poco, forse voglio andare via, ma via dove? Patrizia, quasi divertita, mi dice di stare tranquillo. Mi giro saltellando, tenendo i piedi quasi uniti, il suolo che ci sorregge non è poi così grande, non siamo soli e ci stringiamo tutti. Urto con la fronte un oggetto sospeso, lo scosto da me con le dita, in realtà è molto lontano, in uno spazio senza fondo; è la prova che siamo davvero al cospetto del cosmo. E’ una forma ovale con striature gassose al suo interno, forse gli anelli di Saturno, ma senza Saturno. Io e Patrizia siamo completamente allo scoperto, sento le dita della sua mano, un po’ di sudore nel palmo. Respiriamo con naturalezza come sulla Terra, ma siamo in piedi non più sulla Terra.
Quindi stanotte, nel cosmo del sogno, respiravi con la stessa naturalezza con cui ti sto guardando ora, senza entrare e uscire da claustrofobici abitacoli artificiali, tipo stazioncine orbitali o cose del genere? Si, solo respirabilissima aria infinita e non fa neppure freddo. Poi Patrizia mi dice che sulla Terra siamo stati prigionieri della gravità per tutta la vita, prigionieri dell’amore terrestre, i nostri cuori innamorati premuti dal dolore, che ora lei si sente libera, si, libera, mi sembra che dica così, poi mi sorride.
Io mi sto preparando a qualcosa, siamo in procinto di fare un salto, ci lanciamo tutti con un lungo balzo. Una pressione leggera mi pervade, è un tuffo. Guardo con nostalgia i nostri piedi leggeri, anche una camiciola, dei pantaloni di tela, credo miei o di Patrizia. Qualcosa mi sfiora, ci stringiamo tutti nuovamente. 2021.